Alternative (sostenibili) al vestito nero

da | 2 Marzo 2021 | Stile

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La petite robe noire, il little black dress… insomma il classico vestito nero. Quello che “ogni donna dovrebbe avere nel suo armadio”. Ma come ha fatto il vestito nero a diventare l’icona di classe ed eleganza che ogni giornalista di moda e fashion blogger ci dice che dobbiamo possedere? Il merito è di Coco Chanel, che nel 1926 si mise in testa di democratizzare l’eleganza: il vestito nero infatti doveva parlare ad una fetta molto ampia della popolazione femminile e soprattutto voleva parlare alle donne attive. Queste donne avevano bisogno di un abito che potessero indossare dalla mattina alla sera, magari aggiungendo qualche accessorio, e che non si sporcasse mentre camminavano per le strade della città o andavano in macchina. Il primo modello, disegnato da Jean Patou, comparse sulle pagine di Vogue America ed era semplicissimo. Hollywood poi ha fatto il resto, rendendolo icona.

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L’inizio del mito del vestito nero, e del nero come colore dell’eleganza, è stato quindi rivoluzionario, solo che è stato così potente da diventare per molti un porto sicuro. Non che ci sia nulla di sbagliato nei porti sicuri, tranne quando non ti permettono di uscire e visitare nuovi paesi, magari esotici, che ti piacerebbe tanto scoprire.

Chanel diceva che “il nero spazza via tutto il resto” ed in effetti il nero è assenza di tutti i colori, è spesso identificato con la fine. Ma in realtà se ci pensiamo è anche l’inizio visto che in principio tutto era nero, poi un’esplosione diede vita al nostro universo e, lentamente, alla vita.

Il nero sta bene a tutti? No, ma questo è abbastanza ovvio. Siamo così tanti e così diversi su questa terra che è davvero impensabile che esista qualcosa che stia bene a tutti. Quando ci vestiamo e scegliamo dei colori lo facciamo anche perché quei colori ci piacciono e istintivamente siamo portati verso di loro. Ecco perché l’armocromia basata solo su una serie di regole funziona poco e fa sentire ingabbiate molte persone: qualcuno che ci dice che non possiamo assolutamente mettere il nostro colore preferito ci sta vietando di esprimerci. Però una consulenza basata non solo su i tratti estetici della persona, ma anche sui suoi interessi, la sua vita, la sua personalità, porterà alla luce se la passione per il nero è solo comodità, paura di esprimersi o una mancata conoscenza dei colori. Ci sono poi casi nei quali il nero fa parte dell’animo della persona, e si vede sempre.

Per comodità ho identificato quattro archetipi che fanno parte della mia cultura pop e che rappresentano 4 tipi di donne ma soprattutto quattro modi di essere. Le più attente ci vedranno le 4 stagioni armocromatiche, ma per me sono fasi che tutte le donne possono attraversare. Ognuno di noi può aver voglia di pescare da queste sensazioni, ho selezionato per ognuna degli abiti che possano esprimerle al meglio!

GIOIA

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Il personaggio di Inside Out che rappresenta la gioia potrebbe sembrarvi troppo caricaturale. Ma se ci spensate conosciamo tutti almeno una Gioia, e dovremmo proteggerla come una specie in via d’estinzione. Pensate che la mia Gioia reale è anche la mia cliente immaginaria, quella a cui mi rivolgo quando scrivo o penso come fare le mie consulenze. Si tratta di quelle persone luminose, che letteralmente emanano luce. Di solito hanno occhi grandi e molto espressivi e sono positive, piene di vita, entusiaste. Il nero su di loro non si sintonizza sulle stesse frequenze, le spegne. Anche se non vi rivedete in Gioia, magari vorreste affrontare una giornata con il suo spirito. La mia Gioia è il mio contrario, io sono lunare quanto lei è solare, però certi giorni sento il bisogno di evadere dalla mia luna misteriosa ed essere il sole, quando accade non mi vesto certo di nero!

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La bella stagione sta arrivando, uno stupendo abito lungo giallo come il sole di C’est la V!
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Su Lizè troviamo questo bellissimo abito a portafoglio, modello che sta bene a molte, declinato con colori vivaci che mettono allegria in un istante. Si può andare in ufficio anche così, se non avete un dress code rigido.
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Come le ciliegie propone un vestitino zebrato fucsia, divertimento allo stato puro.

CAMPANELLINO IN HOOK

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Julia Roberts che interpreta la fatina Campanellino nel film Hook, Capitan Uncino è uno di quei ricordi di infanzia che credo non se ne andrà mai. Campanellino è parte integrante della natura, la sua immagine calda ci fa venire in mente lo scrocchiare delle foglie sotto i nostri piedi quando passeggiamo in un bosco. Il profumo del legno, l’acqua del fiume che scorre, gli animali e la nostra connessione con la terra. Quando vedo Carlotta di Cucina Botanica penso a questo. Con la sua pacatezza e gentilezza ci sta portando a rivalutare il nostro impatto su questa terra, un legame che lei vive in modo intenso e che traspare sempre dalla sua immagine. Perché lei sta avendo così tanto successo, oltre al fatto che è bravissima? Perché la sua immagine è perfettamente allineata al suo lavoro e alla sua etica e, anche se non ci credete, gli occhi lo percepiscono prima della mente. Il nero non si sintonizza neanche su queste frequenze, se vogliamo sentirci più vicini alla natura possiamo provare ad indossare altre sfumature.

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Su Thinking Mu troviamo questo semplice abitino con il quale ci immaginiamo già tra i boschi.
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Questo stupendo abito verde salvia lo trovate su Ivy Oak, lo trovo elegantissimo anche se non è nero.
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ètico è la marca giusta per gli amanti della natura, che meriterà un approfondimento sul blog. Mi piace tantissimo anche questa gonna.

GALADRIEL

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Cate Blanchett ha interpretato alla perfezione l’elfa Galadriel nell’adattamento cinematografico del Signore degli Anelli, anche perché ne condivide i tratti eterei. In Italia è meno comune imbatterci in donne dove la chiarezza è così evidente, ma non è certo impossibile. Galadriel rappresenta il bianco, e il bianco è l’insieme di tutti i colori. La luce bianca infatti, al passaggio attraverso un prima di cristallo, crea un arcobaleno suddividendosi in tutti i colori da cui è composta. Per intenderci, la copertina di The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd. Va da se che il nero non può enfatizzare tratti eterei, e se ci sentiamo elfiche potremmo voler indossare altri colori. Piccola curiosità: sapevate che Galadriel è la nonna di Arwen?

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Sempre su Ivy Oak troviamo questo vestitino etereo, perfetto per il nostro lato elfico!
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Quando vogliamo essere più eleganti ma non andare sul nero, un bellissimo abito sbrilluccicante di Luce Studio.
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Abito da ufficio, unisce l’etereo all’eleganza da giorno. Su We are Thought.

SALLY DI AMORI E INCANTESIMI

 
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Le streghe sono da sempre identificate con il nero, proprio perché il nero è il ragazzo terribile dei colori, lo scorpione dello zodiaco. Rappresenta la morte, l’ignoto, i mostri sotto al letto. Nel caso delle streghe rappresenta anche il rapporto con il diavolo e la magia, non a caso definita magia nera. La figura delle streghe è stata rivalutata a partire dal ‘900 fino ad appassionare intere generazioni con film, libri e serie tv. Sally è una delle mie streghe preferite, Gillian era troppo diversa da me. Quando abbiamo bisogno di mistero e vogliamo esplorare le parti più profonde di noi, allora il nero può essere finalmente il colore giusto, ma in questo caso lo faremo vivere e vibrare sulle nostre frequenze perché lo avremo scelto con consapevolezza.

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Per la strega che è in noi, un abito lungo e svolazzante perfetto per le scorribande serali sul manico di scopa. Lo trovate su Ivy Oak, marchio che mi piace molto, lo avevate capito?

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Carolina Emme è la mia streghetta-artigiana del cuore, nei suoi abiti rivedo il mio lato più lunare e misterioso. Questo vestitino si chiama Zelda, credo che non debba aggiungere altro.

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Per un nero ma non total, un abito di Guardastelle, l’altra mia artigiana del cuore. Per chi vorrebbe abbandonare il nero senza fare un passo troppo grande ma sempre di grande effetto.

Spero che questo articolo vi sia piaciuto, io mi sono divertita molto a scriverlo!

Francesca Ibba Maglioncino Cerulleo

Ciao,
io sono Francesca

 e sono una consulente di immagine, ma preferisco definirmi incoraggiatrice d’immagine.

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