Ho delle routine molto specifiche per quanto riguarda il pigiama. Ad esempio il cambio delle lenzuola corrisponde anche con il cambio del pigiama e viene fatto di venerdì. Il venerdì sera infatti è un momento perfetto: di solito non cuciniamo (e quindi non rimettiamo in ordine la cucina) perché usciamo a cena oppure ordiniamo. Davanti a noi, luminosi e promettenti, ben 2 giorni di weekend dove fare quello che più ci piace, il tutto coronato dal momento della routine serale: doccia calda, creme e cremine, pigiama fresco di bucato e letto che sa di pulito. La pace dei sensi.
A questo punto lo avrete capito, io amo i pigiami. Trovo che sia anche un bellissimo regalo se scelto con cura. Forse quello che mi affascina del pigiama è proprio il fatto che sia un indumento pensato per non essere visto, qualcosa che sfugge alle pressioni sociali e che quindi ci rivela anche un po’ chi siamo.
UN PO’ DI STORIA
La parola pigiama deriva dall’hindi pae jama, ovvero vestito per le gambe. Il completo composto dalla tunica e dai pantaloni proviene dalla Persia, dove poi è passato in India. Per gli indiani non è relegato alla notte, ma anzi in alcune regioni rappresenta l’abbigliamento tradizionale. Saranno gli inglesi a fine ‘800 ad utilizzarlo, solo per gli uomini, come alternativa alla camicia da notte.
Negli anni venti anche le donne cominceranno ad utilizzarlo, ma per il giorno. Coco Chanel introdurrà i pantaloni-pigiama, in jersey, che diventeranno subito di gran moda.

Gli anni 60 saranno però teatro del momento di maggior splendore per il pigiama utilizzato come abbigliamento da sera. La regina del pigiama di lusso è la principessa e stilista russa Irene Galitzine (in realtà nacque a Tiblisi, ma la Georgia all’epoca faceva parte della Russia). Famosa per il suo pigiama-palazzo, nome che verrà inventato dalla giornalista Diana Vreeland quando vide la sua prima sfilata a Firenze a Palazzo Pitti. Si trattava di una versione di lusso del pigiama, realizzata in tessuti pregiati e adornata con decorazioni preziose. Poteva essere utilizzato all’esterno ma veniva molto usato anche quando si riceveva in casa: apprezzato perché garantiva comodità senza essere eccessivamente eleganti in una situazione informale.

Poi il pigiama venne gradualmente relegato alla camera da letto, fino al 2012 quando Marc Jacobs per Louis Vuitton presentò una collezione ispirata alla lingerie, dove fece ritorno il pigiama in versione da giorno. Da lì in poi il pigiama da giorno ci è stato proposto un po’ da tutti, sino a toccare l’apice nella stagione 2016/17 quando lo produceva anche Zara.
Poi il pigiama venne gradualmente relegato alla camera da letto, fino al 2012 quando Marc Jacobs per Louis Vuitton presentò una collezione ispirata alla lingerie, dove fece ritorno il pigiama in versione da giorno. Da lì in poi il pigiama da giorno ci è stato proposto un po’ da tutti, sino a toccare l’apice nella stagione 2016/17 quando lo produceva anche Zara.


A questo punto mi permetto un’opinione personale che siete liberissime di smentire nei commenti: trovo che questa moda non abbia mai davvero preso piede. Non mi risulta di aver mai visto né a Parigi né a Milano, molte donne (direi nessuna) indossare i pigiami da giorno. Certamente mi è capitato di vedere numerose foto su Pinterest e Instagram di giornaliste e blogger che si recavano alle sfilate così abbigliate, ma nella vita di tutti i giorni, sinceramente, mai.
Capita che ci siano delle tendenze che sembrano esistere solo nel circolo delle persone più in vista e che non riescano a scendere al livello della strada, delle persone tra molte molte virgolette “normali”. Il pigiama da giorno per me è una di queste, forse perché non riusciamo a vederlo come un capo da mostrare agli altri, mi piace pensare che vogliamo proteggerlo dal caos di tutti i giorni e lasciarlo esclusivamente capo per la notte, per il buio e per la sera. Per il relax.
MARCHI ITALIANI
Ci sono donne che dormono con la camicia da notte. Io le immagino come creature di un’altra epoca e le ammiro molto, personalmente le trovo assai scomode nel letto, forse perché di notte mi muovo come una biscia a quanto dice mio marito. C’è chi dorme con le vecchie t-shirt enormi di qualche concerto o gruppo musicale. Chi dorme solo avvolta dalla seta. In qualunque modo voi dormiate, vorrei presentarvi dei marchi italiani che producono dei pigiami davvero di qualità. Alcuni producono tutto in Italia e usano filati italiani e altri hanno stretto collaborazioni con manifatture indiane e utilizzano i loro tessuti.
ANGELA
Angela produce pezzi unici a mano con delle stoffe pregiate che acquista in India. Le stoffe vengono decorate in piccoli laboratori di artigiani locali che, ancora oggi, stampano i tessuti utilizzando la tecnica del blockprint. I disegni sono riprodotti con un paziente e accurato lavoro di intaglio su blocchi di legno di teak. Ogni blocco viene intinto in un colore diverso. Per farlo, si utilizzano colori di origine vegetale. In Italia, nelle sartorie artigianali si tagliano e si cuciono a mano le stoffe. I pigiami sono dunque pezzi unici.
CARLOTTA RADAELLI
Carlotta è una stilista che ha da sempre avuto molto a cuore il tema della moda etica e sostenibile, la sua linea si chiama Carlotta Radaelli Bioattitude e anche su Instagram si occupa di sensibilizzare sempre più persone su questo tema. Produce capi su misura, e fra questi anche un pigiama in morbidissimo cotone. Che lusso un pigiama su misura, io la trovo un’idea regalo fantastica!

CASA GIN
Questo marchio è completamente Made in Italy ed è sinonimo di estrema attenzione e qualità. La loro attenzione alla sostenibilità passa dalle certificazioni sui tessuti sino all’obiettivo di ridurre al minimo le emissioni prodotte. Il design piacerà agli amanti della semplicità, i loro pigiami sono realizzati in TENCEL™ Modal, una fibra vegetale derivante dal legno di faggio.
PER LE ANIME ROMANTICHE
Vi segnalo il profilo di La madeleine vintage perché ha spesso camicie da notte stupende se siete amanti del genere.
Spero che questo viaggio nel mondo dei pigiami vi sia piaciuto! 🙂
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