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The True Cost – Recensione personale e sconclusionata

da | 5 Settembre 2020 | Sostenibilità

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Su internet troverete molte recensioni di questo documentario, che è stato presentato al festival del cinema di Cannes nel 2015. Io l’ho visto due volte, la prima mi ha aperto gli occhi e la seconda è servita per rafforzare la mia decisione.

Come forse sapete, questo documentario è stato la causa dell’apertura di questo blog, la miccia che ha cominciato a farmi interessare alla sostenibilità e che ha portato con se molti cambiamenti nel mio modo di ragionare, mangiare, vivere. Mi sembra naturale quindi inaugurare la nuova sezione del blog, Vita Sostenibile, con una recensione personale di questo documentario. Sarà forse una recensione più sconclusionata rispetto a quelle che troverete in giro, ma se anche uno solo di voi guarderà questo documentario dopo aver letto queste parole mi riterrò soddisfatta.

Le persone che mi rendono ormai impossibile entrare in un negozio delle catene fast fashion sono loro due:

The_True_Cost_movie

Si tratta di Shima Akhter e di sua figlia Nadia. Ognuno di noi quando vede un film o un documentario, ricorda con più vividezza e viene colpito da parti differenti. Parlando di The True Cost potrebbero essere le immagini dell’enorme inquinamento prodotto da questa industria, la pelle rovinata delle persone che abitano vicino ai corsi d’acqua inquinati e i loro racconti sulle malattie che li colpiscono, già quando sono nelle pance delle mamme. Ancora, le immagini del black friday, pratica americana che si è diffusa anche qui in Europa, e la cultura del consumismo più assurdo, resa sempre più attuale da alcuni influencer e dai loro video haul. Potrebbe essere il fatto di venire a conoscenza delle pratiche poco etiche di queste multinazionali, che giocano al ribasso con i proprietari delle fabbriche per cercare di ottenere prezzi sempre più bassi. Potrebbe essere anche la storia di chi coltiva le piante del cotone, che non riesce a stare dietro alla richiesta dell’industria e, pieno di debiti, si suicida con i pesticidi con i quali ha impregnato e rovinato le sue terre.

Per me è stata la storia di Shima, ragazza di 23 anni, operaia tessile a Dacca. Shima ha una bambina, Nadia, che è costretta a lasciare ai suoi genitori che vivono in un villaggio, perché per la vita e gli orari che conduce non le è possibile tenerla. La sua vita si svolge dentro palazzi fatiscenti dove cuce tutto il giorno montagne di abiti, pagata una miseria. Shima vedrà sua figlia una o due volte l’anno, per permetterci di avere una t-shirt a 5 euro e un jeans a 20. Shima è a capo di un sindacato, che ha provato a fare delle richieste ai proprietari della fabbrica per cui lavora. La risposta? Pestaggi con sedie, bilance, bastoni, calci, pugni e teste sbattute al muro. Quando ho visto The True Cost per la prima volta non ero incinta, la seconda aspettavo Amedeo. Non credo assolutamente che sia necessario essere genitori per provare empatia verso Shima, ma quando parla di sua figlia e si commuove, beh, io non riesco a non provare enorme tristezza e una rabbia feroce, pari solo a quello che provo quando Trump afferma che non esiste il cambiamento climatico e Bolsonaro permette che la foresta amazzonica vada in fumo un ettaro dopo l’altro.

La rabbia feroce è data dal fatto di rendermi conto della mia assoluta impotenza, è quel sentimento che non mi fa guardare i documentari sul cambiamento climatico, che quando sento le notizie degli incendi in Australia o dei nubifragi in Veneto mi fa preoccupare ma mi fa anche dire: non è colpa mia, perché non fanno niente?

Durante questa estate in cui sono stata parecchio in giro e non ho scritto nulla ma ho letto molto, ho capito che quella rabbia è giusto provarla e esprimerla, pretendere da ci ci governa azioni vere, manifestare, votare con coscienza, essere attivisti. Poi però dobbiamo essere anche noi l’esempio di quello in cui crediamo. Consumiamo, spendiamo soldi e decidiamo dove va il mercato.

Ecco qui il trailer del documentario, spero sul serio che lo guarderete e magari che mi scriviate le vostre opinioni.

Francesca Ibba Maglioncino Cerulleo

Ciao,
io sono Francesca

e sono una Body Confidence Coach. Ti aiuto a fare pace con il tuo corpo, un passo alla volta.

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